AGO, FILO E LIBERTÀ

Installazione di Arte Partecipata
2023

A cura di Barbara Pavan

Il ciclo di opere in mostra sono la sintesi degli ultimi dieci anni di arte partecipata di Patrizia Fratus. “La libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber e proprio questi due elementi sono la chiave di lettura di tutta la ricerca dell’artista per la quale la pratica artistica diventa il medium, la possibilità di realizzare la prima attraverso la seconda, partendo innanzitutto dal rendersi libere dall’idea di sé stesse che ci si è cucita addosso. Il suo è un percorso alimentato dalla prospettiva che tutte un giorno possano partecipare alla libertà e che questo processo possa partire anche dalla conquista del gesto consapevole che in quanto azione ci sottrae alla passività, ci trasforma da oggetto in soggetto, ci consente di riappropriarci dell’autenticità della nostra esistenza anziché subirne una rappresentazione che non ci appartiene. Esclusivamente in una dimensione che non sia solo individuale ma necessariamente plurale e collettiva, inoltre, è possibile la libertà, poiché mai saremo libere circondate da gabbie.
Le tele che compongono questo itinerario espositivo evocano per Fratus le pareti delle nostre caverne: su di esse l’ago, un punto dopo l’altro, ha fissato la traccia di una molteplicità di narrazioni personali condivise, storie di libertà scritte insieme, a testimonianza che ogni persona può diventare autrice e protagonista della propria opera, ognuna nell’adesione ad un progetto di arte partecipata prende consapevolezza che l’impossibile è realizzabile dal momento in cui si comincia ad immaginare che lo sia. Lo spazio dell’opera è dunque territorio di incontro, di scambio, di confronto: la relazione stessa è qui medium espressivo e in quanto tale liberatorio dell’essenza dell’individuo, capace di ampliare gli orizzonti e di moltiplicare gli strumenti per esplorare oltre il perimetro dell’esistenza che (ri)conosciamo.
Nicolas Bourriaud, teorico dell’arte relazionale, sostiene che lo spazio dell’opera diventa il luogo in cui far nascere le alternative possibili: su queste tele attraverso il ricamo, Patrizia Fratus ha voluto documentare proprio ciò che è (stato) possibile, lasciandone una traccia certa, definita, tangibile. Partecipando a questa narrazione corale, tutte le persone qui (rap)presentate hanno operato una scelta – quella di partecipare – rendendosi sempre un po’ più libere e – come scrive l’artista – navigando sempre un po’ più in là, verso l’isola che non c’è ma c’è perché la stiamo immaginando. Senza santi né eroi, senza ladri e gendarmi, senza guerre ne soldati, senza sessi deboli eforti.Dipoetainpoeta.Sceglierepresupponelaresponsabilitàdellaconsapevolezza: senza quest’ultima non sapremmo che farcene della libertà. Ma di questo primo seme è poi necessario coltivarne i germogli perché possa crescere ed è possibile soltanto attraverso una costante azione e – come cantava Gaber appunto – partecipazione.