…AUSSI POUR LES ROSES
Si inserisce nel progetto del GENEVA RIGHT TO FOOD MANIFESTO realizzato dall’Ambasciata Rebirth/Terzo Paradiso di Ginevra guidata da Walter El Nagar, chef del Refettorio di Ginevra e direttore della Fondazione Mater, l’intervento di Patrizia Benedetta Fratus – …AUSSI POUR LES ROSES.
Artivista, artista relazionale da anni attiva sulla scena nazionale ed internazionale, Fratus intende l’arte come atto politico nel senso puro del termine, ovvero di quella responsabilità dell’individuo di agire nel proprio ambito nella prospettiva del bene comune e dunque di innescare non solo una riflessione sulle istanze della contemporaneità ma anche un cambiamento, una trasformazione concreta nel reale.
“Ho conosciuto Walter El Nagar a Cittadellarte Fondazione Pistoletto a Biella – racconta Fratus – poiché siamo entrambi Ambasciatori del Terzo Paradiso. Sapevo dell’importante lavoro fatto per la Carta del diritto al cibo, ma ancora non sapevo tutto. Prima si immagina, poi si scrive e poi si fa; e lui lo fa ogni giorno. Mi sono offerta di contribuire ed è nato questo progetto.”
Sulla scia del concetto di ristorazione solidale ideato da Massimo Bottura quasi dieci anni fa, infatti, lo chef El Nagar ha fondato Refettorio Geneva, un ristorante comunitario che coniuga arte culinaria e assistenza umanitaria servendo pasti di qualità alle persone indigenti in un ambiente curato anche nell’estetica degli spazi. Il Refettorio è infatti ristorante aperto al pubblico a pranzo per consentire di finanziare i pasti serali gratuiti per chi è in condizioni di difficoltà o di precarietà. Lo chef ha fatto inoltre della battaglia contro lo spreco alimentare un impegno quotidiano utilizzando in collaborazione con i produttori della regione cibo inutilizzato o invenduto.
La pluralità di effetti sulla realtà e sulle dinamiche di cambiamento culturale in seno ad una comunità del progetto di Walter El Nagar – che riesce a superare la mera urgenza della sussistenza senza dimenticare la cifra complessiva della qualità della vita di cui riconosce la frequentazione della bellezza come uno dei valori cardine – è il punto di incontro con la pratica di Patrizia Fratus. Dal 23 al 26 luglio 2024 l’artista bergamasca sarà al Refettorio ginevrino (Rue de Lione 120 Ginevra ) a ricamare a mano una rosa su centinaia di carré di stoffa (un accessorio dalle molteplici funzioni – fazzoletto, tovagliolo, ecc.), uno per ognuno degli ospiti che si alterneranno a cena nel corso della settimana. “Ho pensato alle rose – continua Fratus – perché questo lui fa: non solo il pane ma anche il bello. E allora come non ricordare Rosa Luxemburg e quell’idea politica morta con lei e mai più riesumata e che ci resta quindi da realizzare. Mi sono riconosciuta in ciò che Walter fa: ho così pensato di realizzare una piccola opera unica per ognuno che verrà nei giorni che io sarò lì. Mi piace immaginare che oltre all’indelebile esperienza che vivono con Walter, possano portarsi via anche qualcosa che in ogni momento ricordi loro che la bellezza esiste ed è per tutti. Un talismano – nel senso originario del termine – da tenere in tasca per ogni evenienza ma anche soltanto da tenere tra le dita per ricordarsi quanto essa sia – al pari del pane – un diritto inalienabile di ogni essere umano.”
Un punto alla volta, prenderanno forma su altrettanti quadrati di stoffa bianca, centinaia di rose di foggia botticelliana, evocative di quella primavera, di quel Rinascimento che è diventato nel linguaggio comune sinonimo di rinnovamento – filosofico, artistico, scientifico e letterario – e che ha gettato le basi della consapevolezza e della coscienza dell’era moderna. Ago e filo sono ancora una volta per l’artista gli strumenti per dare concretezza alle idee trasformandole in azioni – partecipate, collettive, relazionali – capaci di lasciare aperte nuove possibilità. Con essi scrive storie nuove di cui l’opera d’arte è solo un incipit: sarà poi ogni persona che ne riceverà una a proseguire la narrazione nell’esperienza quotidiana dell’esistenza, nella forma unica e personale di ognuno. In questa idea di continuità tra il gesto artistico e il fruitore rientra anche l’assenza dell’orlo che fa di ogni piccolo lavoro un segmento di un’opera sempre in fieri, così come lo è il racconto della vita di ciascuno.